Aldo Villagrossi

Evita Peron. Un caso ancora aperto.

Sabato 14 ottobre 2023 ore 16:00
SAGGISTICA
Unesco Visitor Centre Crespi d’Adda

Corso Manzoni 18

La storia di Evita Peron va ben oltre il momento della sua morte, e inizia ben prima della sua nascita. Maria Eva Ibarguren, figlia illegittima di un proprietario terriero e della sua cuoca, passa da una condizione di oggettiva indigenza ad essere la first lady più potente al mondo in soli cinque anni. Morirà a causa di un cancro all’utero all’età di 33 anni. La sua popolarità in Argentina è così alta che ancora oggi è considerata al pari di una icona di carattere religioso. I motivi sono molteplici e molto distanti dalla nostra mentalità europea. Nel momento della sua morte, contro la sua volontà, viene eseguita un’imbalsamazione che porterà il suo cadavere a diventare un talismano iconico così potente da far vacillare il regime golpista che si è insediato destituendo Juan Domingo Peron. Per questo motivo, i militari al potere decidono nel 1956 di trasferire la salma di Evita in Italia, con la complicità di alcune entità legate al Vaticano, e di seppellirlo sotto falso nome al cimitero monumentale di Milano. Il falso nome però non è così falso: vengono utilizzati i connotati di una donna nata a Dalmine, in provincia di Bergamo, nel maggio del 1900. Una donna emigrata in Argentina alla fine degli anni ’20, la quale risulta morta per un incidente stradale a Santa Fé, a poca distanza dalla capitale Buenos Aires. Secondo la ricostruzione dei militari argentini che la scortano in Italia, è il marito stesso ad accompagnarla, un tizio di nome Giorgio Magistris. Sembrano sicuri che i dati della signora Maria Maggi, questo è il nome di copertura della salma di Evita, non possano essere mai trovati, perché si scoprirebbe che il marito di Maria Maggi, quello vero, si chiamava Giuseppe Crotti, anche lui emigrato in Argentina negli anni ’20. La cosa più sorprendente, è che esiste una seconda sepoltura di una Maria Maggi, e anche questa è in Italia, nello stesso cimitero che ospita i resti dei suoi genitori. Difficile pensare che il consolato italiano in Argentina abbia concesso l’espatrio dei resti della stessa donna per due volte di fila. Dunque, questa seconda tomba, a cosa serve? Chi c’è dentro quella tomba? Quando nel 1975 la salma di Evita rientra in Argentina, il prof. Tellechea esegue una analisi del corpo, e dichiara: “Si tratta di una imbalsamazione poco professionale, fatta probabilmente da uno scultore. Lo scheletro sotto questa scultura presenta due fratture, una allo sterno, e una alla base del cranio”. Tutto questo è più compatibile con un incidente stradale, e non con un cancro all’utero. Dunque, di chi è la salma rientrata in Argentina?

ALDO VILLAGROSSI CROTTI
Nato a Borgosesia nel gennaio del 1968, Scrittore e poeta, ha collaborato in Sudamerica con le prime due edizioni della “Antologia Poetica de los 5 continentes”: “Oir Ese Rio” e “Arbolarium”, della quale ha scritto la prefazione nel 2018. Nel 2012 ha scritto il romanzo “Le false verità”; lo stesso anno traduce per conto delle Edizioni Paoline “La Ragazza di Sighet”, che sarà il libro del giorno della memoria nel 2013. Nel 2020 ha pubblicato con l’editore GattoGrigio “La zia Quintilla – Ringrazia tutti per l’ospitalità” il quale nel 2021 viene tradotto e distribuito in tutti i paesi anglofoni. Nella vita privata è un tecnico del settore biofarmaceutico. Per motivi di lavoro ha visitato quasi tutti i paesi del mondo, rimanendo diversi anni negli Stati Uniti e in Sudamerica. Prossimamente uscirà una sua pubblicazione che riguarda una figura quasi sconosciuta in Europa che però ha causato la morte di più di 2000 persone in Argentina, José Lopez Rega.